VILLA ROMANA DELLE
GROTTACCE
Al
Km 58,200 della via Aurelia, sul piccolo promontorio prospiciente
il mare, si trovano i resti di una villa d’otium di età
imperiale che in origine doveva occupare uno spazio di circa un
ettaro e mezzo.
La villa marittima viene identificata da molti studiosi di topografia
antica come il luogo dell’antico porto di Panapione.
Oggi è visibile una sala rettangolare con abside pavimentata
a mosaico, forse parte della zona termale; un criptoportico rettangolare,
con ambienti centrali pavimentati in marmo, culminante in un loggiato
con arcate successivamente chiuse. Accanto al criptoportico si allineano
quattordici cisterne rettangolari con volte in calcestruzzo, in
origine alimentate da qualche sorgente vicina e successivamente
adibite a depositi.
Tre pozzi circolari costruiti in opera reticolata servivano ad attingere
l’acqua dall’alto.
La zona residenziale, posta nei piani superiori, è completamente
distrutta dall’erosione del mare e degli agenti atmosferici.
La grande peschiera, di fronte alla villa, di forma semicircolare
articolata in una serie di vasche interne destinate all’allevamento
di pesci e molluschi, collegata al mare tramite canali, oggi è
sommersa. Le murature della villa ed i materiali cementiti recuperati
nel corso degli scavi e nello specchio d’acqua antistante,
fanno ipotizzare che le prime costruzioni risalgono alla metà
del I sec. a.C. e che sia stata frequentata fino al VI sec. d.C.
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